Stephen King consiglia di fare la prima stesura a porta chiusa e la seconda a porta aperta. Io sto facendo leggere il romanzo mentre lo scrivo a due o tre "amici" di cui mi fido, e sto tenendo conto di quello che mi dicono.
Chi ha ragione? (ahahah, penserete voi, lui è King e tu sei solo un segaiolo)
Secondo me abbiamo ragione entrambi, nel senso che non ci sono regole per scrivere un buon romanzo (e questo lo dice pure lui) e ogni sistema è quello buono se porta al risultato sperato.
Il mio in fondo è un trucco da poveracci, nel senso che il beneficio di poter contare su qualcuno che non sia io rimedia in parte alla mia incapacità di accorgermi da solo di cosa non funziona. Uno che ha alle spalle più di cinquanta romanzi di successo probabilmente è abbastanza sgamato da poter contare esclusivamente su se stesso.
In cosa consiste il trucco? Semplice: uno scrittore è avido di commenti, ne vorrebbe uno per ogni frase che ha scritto, su cui si è impegnato, su cui a volte ha sputato sangue. L'unico modo per avere una così grande quantità di commenti è far leggere pagina per pagina, perché nessuno legge tutto insieme un libro di 400 pagine e ti restituisce un commento di 200.
Chiaramente questa avidità non serve a innaffiare la piantina dell'ego (e meno male, che in prima stesura di solito i commenti non sono così positivi) ma a rendere più attendibile il "monitor degli allarmi" che ogni scrittore dovrebbe avere sulla propria opera.
Per ogni concetto tecnico che si rispetti c'è un inglesismo che lo descrive. Io non sto parlando altro che di feedback. Il romanzo è (anche) un thriller, uno di quei generi in cui l'autore gioca con il lettore maneggiando la sottile arte dell'inganno. Depista, lascia trappole per strada, sfida agli indovinelli. Una faticaccia, insomma, e soprattutto un'incognita: alla fine pensi di aver raccontato la storia più intricata del mondo e il primo che lo legge ti viene a dire che a metà aveva già capito tutto... c'è da spararsi.
Invece così controllo l'effetto che fa e mi correggo in corsa. Mi faccio dire cosa si capisce, cosa ci si aspetta, che idea ci siamo fatti delle cose. Se corrisponde a quello che volevo che il lettore capisse mi do due bacini davanti allo specchio e vado avanti; se mi accorgo che il lettore non ha capito niente o ha capito tutto nei tempi sbagliati, a quello specchio do una bella testata e mando tutto in frantumi. Ma non butto via mezzo romanzo, tutt'al più un capitolo o due.
Tutto questo pappié di sermone per dire che siamo al capitolo tre, e che ho già capito che devo riscriverne una buona parte. Nel complesso, però, sono soddisfatto di quello che sta venendo fuori.
Chi, della schiera degli eletti, mi ha chiesto i primi due capitoli e non li ha ricevuti mi scusi, sono stato via un mesetto (se non siete mai andati in Sicilia andateci di corsa, ne vale la pena) e mi sono dimenticato. Se me lo ricorda in omaggio riceverà il terzo :-)
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