appunti

Il viaggio inizia con un racconto di qualche anno fa, che racchiudeva un’idea probabilmente abbastanza buona per diventare un buon thriller fantascientifico, una storia ricca di colpi scena, di personaggi strani, di un ritmo a tratti frenetico, di un finale del tutto imprevedibile. Di quelli, insomma, che il lettore divora

lunedì 26 maggio 2008

Dispersione

Maggiordomo del Copacabama: Ce ne stiamo fregando della trama, signore?
Tom: Precisamente. Ognuno per sé e Dio per tutti.
Maggiordomo: Allora non porto più la gente ai tavoli, posso fare quello che ho sempre sognato di fare! [Si mette a ballare il tip tap]

Woody Allen, La rosa purpurea del Cairo

Mi metto a scrivere.
Ma non perché me ne frego della trama, diciamo che finalmente quella è andata (quasi) a posto. So come inizia il romanzo, so come finisce, conosco le cose importanti che devono succedere nel mezzo, e soprattutto conosco quanto basta i personaggi principali.
La scaletta non è affatto finita, ma ho bisogno di capire, con gli elementi che ho, quanto è solida la via che voglio prendere. Perché un conto è avere le scene in testa, un altro è trasformarle in scrittura.
Per sapere se i personaggi saranno davvero come li voglio, devo prima capire se sono capace di renderli tali. Il processo "dalla testa alla carta" è SEMPRE un impoverimento. Un po' come il motore che consuma benzina e non riesce mai a farla rendere al 100% (con quello che costa!).
La dispersione è una variabile importante, bisogna essere bravi a farla tendere a zero. Dopo il primo capitolo saprò se il risultato è soddisfacente o se sarà il caso di tornare nella testa a moderare gli entusiasmi

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