appunti

Il viaggio inizia con un racconto di qualche anno fa, che racchiudeva un’idea probabilmente abbastanza buona per diventare un buon thriller fantascientifico, una storia ricca di colpi scena, di personaggi strani, di un ritmo a tratti frenetico, di un finale del tutto imprevedibile. Di quelli, insomma, che il lettore divora

domenica 10 febbraio 2008

A proposito dell'idea
Pensando agli OGM e a quanto ancora poco sappiamo circa il loro impatto sul nostro organismo (nonostante il loro diffuso utilizzo) ho speculato un po' fino a immaginarmi un loro utilizzo sconvolgente. Ho immaginato la possibilità che potessero colpire il DNA, modificandolo. Nel mondo reale, lasciando fuori la fantascienza, tutto questo potrebbe concretizzarsi in malformazioni di origine genetica che potrebbero colpire più i nostri figli di noi (c'è chi sostiene che il sensibile aumento della statura media degli ultimi decenni sia dovuto in parte agli omogeneizzati che prima non c'erano); nel romanzo si va ben oltre, ipotizzando che un uso sapiente degli OGM possa modificare abbastanza in fretta il patrimonio genetico dell'organismo che li assume, fino ad alterarne le capacità e il comportamento.
L'idea è quella di trasformare un uomo in un computer, facendogli mangiare per un lungo periodo di tempo alimenti meticolosamente preparati che agiscano sul DNA apportando le "correzioni" necessarie.
In "Salto nero" abbiamo un gruppo di informatici che stanno facendo un test su una comunità dell'Uganda. Mi è sembrato plausibile che le cavie ideali fossero gli indigenti del terzo mondo, a cui sarebbe stato facile far arrivare una gran quantità di cibo alterato sottoforma di aiuti umanitari. L'eventuale morte causata dai primi esperimenti sarebbe stata facilmente gestibile manipolando l'informazione e comunque contando sul fatto che nessuno potesse farci realmente caso.
L'esperimento del racconto è un banale comando di rete che ordina alle cavie di compiere un salto. Tutto quello che serviva era la costruzione di un contesto che desse un senso al colpo di scena finale. Il romanzo dovrà sfruttare l'idea in maniera ben più strutturata.
Prima di iniziare sul serio sarà il caso di rispondere a un bel po' di domande.

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3 Commenti:

Blogger Unknown ha detto...

Certo, meglio risolvere subito tutti i possibili non sequitur scientifici. Però l'idea è potente, molto potente.
Al lavoro!

21 febbraio 2008 alle ore 12:41  
Blogger Emanuele Terzuoli ha detto...

'gnorsì! :-)
Comunque non mi preoccupano più di tanto i "non sequitor", come dici tu (quanto avrei voluto fare latino... non sapevo manco cosa volesse dire quest'espressione). Quando si parla di fantascienza, l'errore più grosso che può fare un autore è voler spiegare scientificamente l'idea.
In Star Trek non mi sembra venga spiegato come funziona il teletrasporto, e per questo funziona. Se l'autore avesse voluto farlo sarebbe entrato in un giro di schiaffi, proprio perché (per le conoscenze che abbiamo ora) è impossibile.
Idem con il software umano.
Le domande che più mi preoccupano, invece, sono: come sono fatti questi individui, cosa possono fare, cosa li muoverà, perché? Ecco, qui sarà dura...
Filo a lavorare ;-)

21 febbraio 2008 alle ore 17:47  
Blogger Unknown ha detto...

Io ti ricordo solo che, in tempi non sospetti e goderecci, redassi l'anagramma del tuo nome. Inquietante e/o stupefacente come ti leghi al destino di questo romanzo.

EMANUELE TERZUOLI
IO, ELEMENTARE ZULU


p.s. Sicomoro m'informa che Sicomoro è morto.

23 febbraio 2008 alle ore 05:18  

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