appunti

Il viaggio inizia con un racconto di qualche anno fa, che racchiudeva un’idea probabilmente abbastanza buona per diventare un buon thriller fantascientifico, una storia ricca di colpi scena, di personaggi strani, di un ritmo a tratti frenetico, di un finale del tutto imprevedibile. Di quelli, insomma, che il lettore divora

venerdì 7 marzo 2008

Prima risposta: i cerchi nel grano
Barbara (grazie!) mi ha inviato un estratto di un'intervista di Gianfranco Arrighini al professor Corrado Malanga, datata 2002. Non siamo riusciti a capire dove fosse pubblicata, ma ne esiste una versione on-line, che potete leggere qui. Malanga (docente di chimica all'Università di Pisa) è uno dei massimi esperti di "ufologia", nonché fondatore del gruppo Stargate Toscana. Tra le varie ricerche ufologiche che ha condotto, ce n'è una che potrebbe riguardarmi da vicino, quella dei "corps circle", i famosi cerchi nel grano. Ecco cosa dice nell'intervista:

Nei libri di fantascienza di tanti anni fa c'era scritto che la vita poteva essere basata sul carbonio oppure sul silicio. C'è una disinterpretazione di fondo: non si può fare il DNA col silicio, cioè non si può mettere il silicio al posto del carbonio come la gente pensa, perché il DNA diventerebbe talmente rigido, un DNA di pietra, che non si potrebbe più muovere, non avrebbe più informazioni. Le informazioni nel DNA sono dovute al fatto che c'è un equilibrio conformazionale nella molecola e ad ogni conformazione corrisponde una informazione.
(…)
Quando è venuto fuori il discorso del silicio nel DNA descritto dal crop (circle) di Chilbolton, il silicio non poteva esser messo al posto del carbonio, ma, in base alle indicazioni date dal crop, si poteva solo pensare di mettere il silicio al posto del fosforo del gruppo fosfato.
Così facendo, noi abbiamo costruito un DNA nel computer fatto con queste caratteristiche, e la molecola stava in piedi da un punto di vista strutturale.
Ci siamo (solamente allora) resi conto che altri scienziati nel mondo avevano già sintetizzato pezzi di DNA al silicio, perché c'è una grande importanza e milioni di dollari dietro questa ricerca, poiché un DNA al silicio, cioè nel quale al posto del fosforo ci sia il silicio, al posto del fosfato ci sia il silicato, può essere "linkato", cioè agganciato ad un microchip, e così le informazioni che prima eravamo abituati a dare in codice binario possono essere codificate in tutti quei milioni di modi in cui la molecola del DNA si può mettere, ogni modo è informazione. E allora possiamo avere dei microchip biologici in parte fatti col silicio del transistor di una volta, in parte fatti col silicio del DNA di Chilbolton e abbiamo così costruito una macchina bionica, in grado di pensare con la testa di un uomo, ma con la grande velocità che può avere un computer...

Per approfondire l'argomento, sul sito del gruppo c'è un interessante articolo ("Lezioni dai campi di grano", scarica pdf).
Non so ancora quanto tutto questo possa essermi d'aiuto, e resto dell'idea che non dovrei spiegare troppo a proposito del funzionamento chimico del software biologico; ma certo sapere che esiste la possibilità scientifica di una compatibilità uomo-macchina a livello di DNA è per me una piccola grande scoperta. Mi permetterà di ammantare il tutto, laddove necessario ai fini del romanzo, di una certa plausibilità che di sicuro non guasta.
Studierò con calma le considerazioni di Malanga (sperando di non restarne coinvolto al punto da divagare troppo); magari potrei anche contattarlo ed esporgli la mia idea di fondo. Una chiacchierata sull'argomento con un chimico professionista dalla mentalità così aperta sarebbe una manna (o qualcos'altro) dal cielo.

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1 Commenti:

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